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Argusianus argus

Argusianus a. argus maschio.... da -  Amnart @ photographer

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LUOGO DI ORIGINE

STATO DI CONSERVAZIONE IN NATURA

 ESTINTO    |    |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |    NON A RISCHIO

   

               GENERE  ARGUSIANUS   ( RAFINESQUE,  1815 )                                                                                                                                                

ARGUSIANUS  ARGUS   ( LINNAEUS,   1766 )

ARGO MAGGIORE o GRANDE ARGO MALESE

 

ORDINE...............GALLIFORMES.

FAMIGLIA............PHASIANIDAE.

GENERE.............ARGUSIANUS.

SPECIE...............ARGUS.

 

Il nome attribuitogli ricorda il gigante Argo,  descritto nella mitologia  greca come "dai cento                                                                                                                                          occhi", o sparsi su tutto  il corpo. Come  è ormai  risaputo, di recente, la  classificazione dei                                                                                                                                          Galliformi è stata in gran parte riveduta utilizzando tecniche molecolari, dalle quali risulta, o                                                                                                                                          risulterebbe, che ARGUS e PAVONI sono cugini moofilettici e  solo lontani parenti di fagiani     

e GALLUS, in quanto ognuno appartiene ad un ben distinto ramo evolutivo, lontano migliaia                                                                                                                                          di anni.

 

ITALIANO = Argo maggiore o grande argo malese | INGLESE = Great argus pheasant | FRANCESE = Argus gèant | SPAGNOLO = Faisan gran argus | TEDESCO = Argusfasan.

 

SPECIE: Nominale  < ARGUSIANUS  ARGUS >  ( CITES-B come per le altre sottospecie )

 

SOTTOSPECIE:  2 sottospecie sino ad oggi classificate:  

Argusianus argus argus…............................argo maggiore o grande argo malese ........ [ nominale ] .........LINNAEUS........1766.

Argusianus argus grayi.................................argo maggiore del Borneo .......................................................ELLIOT..............1865.

* Argusianus argus bipuntatus......................argo maggiore bipuntato ..........................................................WOOD...............1871.

* La forma presumibilmente estinta Argusianus a. bipunctatus, che probabilmente si trovava a Tioman I ( al largo della Malesia peninsulare)  oppure a Giava, e conosciuta solo dalla porzione di una singola penna remigante primaria appartenente ad un maschio di origine incerta, è stata considerata una sottospecie della forma nominale, o in alternativa, una specie distinta. Tuttavia analisi recenti della struttura e del modello della citata piuma suggeriscono che si tratta semplicemente di un anomalia dovuta ad una crescita anormale,  e che la piuma non dovrebbe quindi essere presa come prova dell'esistenza passata e presente  di una sottospecie aggiuntiva di Argusianus

 

LUOGHI DI ORIGINE: La specie è endemica in Malesia, Sumatra e Borneo dove le lunghissime penne di ali e coda sono utilizzate per decorare abiti da festa e cerimonia. In Malesia il grande ARGO è conosciuto col nome di “ kuang raya “. Mentre la presunta sottospecie BIPUNTATUS si ritiene che possa essere stata, o è originaria di Giava ( Indonesia ) e isola di Tioma ( Malesia ), dato che in questi luoghi non sono presenti le altre due sottospecie. 

 

HABITAT NATURALE e COMPORTAMENTO: Sono uccelli di foresta che vivono nella penombra e l'alta umidità di questi luoghi sopportando anche lunghi periodi di piogge torrenziali, ad altitudini solitamente comprese tra 200 e 900 metri, pur potendosi trovare anche a quote maggiori, frequentando solo occasionalmente ambienti asciutti o aree paludose di pianura. Amano particolarmente la tranquillità, ed in un certo senso sono la personificazione del rapporto simbiotico che può instaurarsi tra animali e il mondo vegetale che li circonda vista la strettissima relazione che esiste tra gli ARGO e le dipterocarpacee ( piante ad alto e altissimo fusto, che generalmente dominano gli ambienti tropicali e sub-tropicali ) allontanandosi difficilmente da questi luoghi. Sono uccelli abitualmente crepuscolari, che soprattutto per alimentarsi sono attivi all'alba ed al tramonto o nelle notti di luna piena, durante le quali non è raro che facciano udire i loro spettrali richiami. Potrebbero essere considerati dei predatori obbligati ed estremamente specializzati, con esigenze alimentari definibili come insolite. Nei luoghi d'origine durante la lunga stagione delle piogge quando il suolo diventa pericoloso ed infido, pare che in particolare i maschi adulti, siano costretti a rimanere pressoché sempre appollaiati sugli alberi cibandosi quasi esclusivamente di muschi, germogli di liana, fiori e frutta in decomposizione, oltre ad insetti, anfibi, lucertole, serpentelli, piccoli topolini ecc, che in questo periodo si trovano più frequentemente fra le cime degli alberi, mentre femmine, giovani e sub-adulti sono solitamente più attivi, quindi in grado di nutrirsi in modo più agevole e vario, aggiungendo al “menù” granchi e crostacei di vario genere, molluschi, piccoli pesci nonché radici succulente, semi di piante selvatiche, bacche ecc. Per contro durante la stagione secca anche i maschi adulti vivono quasi costantemente al suolo dovendo il più delle volte vagabondare, ed in caso di necessità pure volare, contrariamente a quanto si è portati a credere, attraverso l'intricata vegetazione della giungla anche per discrete distanze alla ricerca di territori in cui possono trovare nuove e abbondanti fonti alimentari. Soprattutto in questo periodo diventano dei veri divoratori di formiche, dando la preferenza a questi insetti prima di ogni altra cosa, tanto da poter essere definiti dei formichieri con le penne. Molti Autori sono soliti descrivere questi uccelli come antisociali o solitari, e in parte può anche essere vero, tuttavia il loro repertorio vocale suggerisce che invece si tengono in contatto costantemente, comunicando fra loro nel corso di tutto l'anno indipendentemente da età, territorio o ora del giorno. Essendo estremamente elusivi, vederli nel loro ambiente naturale non è cosa facile, inoltre il perfetto mimetismo del piumaggio nel gioco di luci e ombre della foresta li rende praticamente invisibili, tanto che il più delle volte le osservazioni si riducono al momento in cui raggiungono volando i posatoi notturni. Pur non essendoci certezze si è propensi a pensare che siano monogami, o molto più realisticamente praticare una monogamia a “tempo determinato”, e cioè con la coppia che si forma solo per il tempo necessario a cova e allevamento dei piccoli, tuttavia queste ipotesi presentano delle lacune, basti pensare al fatto che i maschi costituiscono delle aree di corteggiamento, alla spettacolare livrea di questi ultimi, ai piccoli che rimangono con la madre per circa due anni, nonché alla ritardata maturità della specie. Considerando che è quasi sempre solo la madre ad occuparsi della prole, è possibile che possano praticare una sorta di poligamia sequenziale, con i maschi che standosene al centro dei loro territori cercano di accoppiarsi con tutte le femmine disponibili appena se ne presenta l'occasione, con queste ultime che subito dopo si allontanano in cerca di tranquillità e zone idonee alla nidificazione, mentre i maschi continuano nelle loro esibizioni. La poligamia tradizionale, che prevede la costituzione di un “harem”, non sarebbe attuabile con femmine che non si tollerano reciprocamente, e le dominanti scacciano le altre nello stesso modo in cui i maschi di specie affini combattono per la sovranità territoriale. E pur essendo molto probabile che adottino un sistema poligamo sequenziale, è possibile come spesso accade fra i galliformi, che dipenda in gran parte dal carattere e vigoria fisica che contraddistingue ogni individuo. Non esiste un vero e proprio periodo riproduttivo, e gli accoppiamenti così come le deposizioni possono verificarsi nel corso di tutto l'anno, con i maschi adulti che predispongono piccole “arene” di circa 20-25 mq ripulendole da foglie, ramoscelli e detriti vari, difendendole strenuamente contro ogni tentativo di invasione, e rimanendo all'interno di questi “ palcoscenici “ naturali si producono in spettacolari parate di corteggiamento ( non correlabili ad una pratica monogama ) che raggiungono il culmine con l'esposizione delle lunghe piume di ali e coda caratterizzate da innumerevoli ocelli, perseverando nell'intento con una certa regolarità finché le loro manovre di seduzione li portano alla conquista di una compagna. Il nido di norma viene approntato a terra ben celato tra l'intrico della lussureggiante vegetazione, molto più raramente ad una certa altezza. La deposizione consiste in 2 uova che vengono incubate dalla sola femmina, mentre il maschio sembra disinteressarsi completamente della questione, pur se in alcuni casi rimane nei pressi per tutto il periodo della cova che si protrae per circa 25 giorni. I piccoli ARGUSIANUS schiudono  con le penne delle ali già ben sviluppate e durante i primi giorni di vita vengono "per così dire" imbeccati dalla madre, e talvolta anche il maschio partecipa al loro allevamento. Sono in grado di compiere voletti dopo circa una settimana dalla nascita, tuttavia data la maturità notevolmente ritardata, rimangono con la femmina per molti mesi ( indicativamente sino al secondo anno di vita ) ed una volta raggiunto questo stadio della loro esistenza, si disperdono unendosi spesso a padre e fratelli ormai sub-adulti. I maschi, rispetto alle femmine, restano generalmente più a lungo con la madre, che solitamente nel frattempo non depone altre uova.

 

STATO DI CONSERVAZIONE IN NATURA: Pur non essendoci dati certi sullo stato della specie allo stato selvatico si presume che in determinate aree dominate da vegetazione primaria, siano ancora abbastanza numerosi. Tuttavia la sconsiderata deforestazione, gli incendi spesso dolosi al fine di convertire territori forestali in aree agricole, la caccia incontrollata per la carne e le meravigliose penne, così come le catture di soggetti vivi da destinare al traffico illegale di animali, porteranno purtroppo la specie vicino al pericolo di estinzione in tempi relativamente brevi.

 

CARATTERISTICHE PRINCIPALI e DIMORFISMO SESSUALE: I maschi di questa specie sono sicuramente da considerarsi tra gli uccelli più strani e insoliti dell'attuale mondo alato, sia per le penne della coda che per quelle delle ali incredibilmente sviluppate, nonché riccamente decorate da una fitta quanto complessa disposizione di ocelli. Entrambi i sessi completano il finissaggio della livrea al terzo anno, tuttavia la completa maturità viene raggiunta solo al quarto se non addirittura al quinto, mentre le penne delle ali ( analogamente alle "code" dei pavoni ) possono continuare a crescere sino al sesto.

ARGUSIANUS A. ARGUS: E' sicuramente uno tra i fagiani più grossi e lunghi; testa relativamente piccola con il capo adornato da una corona composta da piume nere sormontata da una breve cresta ispica, mentre ai lati del viso e sul collo spiccano abbondanti porzioni di pelle nuda blu. Nel complesso la colorazione della livrea è marrone grigiastra con le parti inferiori finemente screziate di fulvo sul quale spiccano striature e macchie nere. Le remiganti secondarie incredibilmente allungate sono disseminate di punteggiature bianche, con ocelli che si presentano su base color crema macchiato di scuro. Iride nera e zampe rosse.

La FEMMINA pur somigliando al maschio è molto più piccola, con colorazione generalmente più chiara e penne di ali e coda molto più corte nonché prive o solo minimamente accennati ocelli. Il capo è adornato da una corona di piume nere sulla quale spicca una breve cresta; lati del viso con evidenti  porzioni di pelle nuda blu, tuttavia meno vistose rispetto a quelle del maschio.

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ARGUSIANUS A. GRAYI:  Pur assomigliando alla forma nominale è leggermente più piccolo ed inoltre presenta una colorazione arancio bruciato su collo e parte superiore del petto, oltre ad un maggior numero di striature bianche sulle zone inferiori del corpo.

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ARGUSIANUS A. BIPUNTATUS: Sottospecie forse estinta, mutazione o solo un esemplare aberrante di conspecie, la cui classificazione è ancora molto controversa, è conosciuta solo in base al ritrovamento di una parte di penna primaria descritta per la prima volta nel 1871, ed attualmente custodita presso il British Museum di Londra.

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VALORI FISICI: ( essendo le sottospecie piuttosto simili, vengono considerati i valori fisici della forma nominale )                                                                                                   MASCHIO: Lunghezza totale 150-200 cm.......lunghezza della coda 90-140 cm.......peso 1,900-2,700 kg.

FEMMINA: Lunghezza totale   65 - 75 cm.......lunghezza della coda 25 - 35 cm.......peso 1,500-2,000 kg. 

 

STATO DI CONSERVAZIONE IN CATTIVITA': Pur essendo il più noto del suo genere, l' ARGUSIANUS ARGUS in cattività è poco rappresentato, tanto da potersi definire raro, e rarissimo l' ARGUSIANUS GRAYI.

 

CARATTERE ed ADATTAMENTO ALLA CATTIVITA': Diffidenti e schivi allo stato naturale, in cattività pur mantenendo una forte personalità si dimostrano estremamente docili e tranquilli sia con le persone che nei confronti di altri animali, ad eccezione dei POLYPLECTRON con i quali non vanno assolutamente d'accordo, fors'anche per le tante caratteristiche che li accomunano, alimentazione compresa, e come questi ultimi non amano la luce troppo intensa. Necessitando di una buona, se non ottima esperienza, in particolare durante cova ed allevamento della prole, non è specie da raccomandare ai principianti, ed inoltre nel pensare di accasarli bisogna considerare ( oltre alle diverse problematiche ) anche i potenti e particolari richiami, da alcuni definiti spettrali, emessi dai maschi solitamente al mattino presto, nel tardo pomeriggio e nelle notti di luna piena, che possono infastidire vicini poco disposti e suscettibili. Soffrono particolarmente sia l'aria eccessivamente secca ( potendo costituire un serio problema, è probabile che renda necessario l'uso di un umidificatore ), quanto le basse temperature soprattutto durante il loro primo anno di vita, trascorso il quale sembrano divenire leggermente più resistenti, tanto che ai soggetti adulti può bastare un ricovero coibentato in grado di mantenere una temperatura interna di poco superiore allo zero, ma che nelle regioni più fredde, per ovvie ragioni, deve potersi anche minimamente riscaldare. Sono grandi, ed in base a questo dovrebbero poter disporre di spazi adeguati, purtroppo però vengono tenuti in ogni genere di voliera, e se pur non è difficile che si riproducano chiusi in una piccola stanza, il più delle volte i migliori risultati si ottengono in strutture spaziose,  molto alte e con copertura chiusa. Non a caso vengono utilizzati come "voliere" porticati, fienili, stalle dismesse o capannoni che non necessitano di ambienti esterni, con il vantaggio di poter rinchiudere gli animali durante i lunghi mesi invernali. Pur essendo solitamente tranquilli, durante il periodo riproduttivo può rendersi necessario posizionare all'interno di voliera e rifugio una serie di nascondigli, che possono consistere nelle stesse cassette nido e/o strutture similari, al fine di proteggere la femmina, ma eventualmente anche giovani e/o sub-adulti dalle intemperanze del maschio. Ciò nonostante, e soprattutto nel caso di cova naturale, è consigliabile disporre di un altra voliera/e o gabbione/i in considerazione del fatto che in cattività i maschi adulti dominanti, non è raro che si dimostrino aggressivi nei confronti di giovani e/o sub-adulti dovendo essere temporaneamente spostati, in alternativa si possono togliere solo i maschi non maturi pur essendo possibile che qualcuno di loro, maschio adulto compreso, imbecchi, o perlomeno cerchi di farlo, sia piccoli che giovani. 

 

ETA' RIPRODUTTIVA: Entrambi i sessi raggiungono la maturità sessuale e quindi la possibilità di riprodursi nel corso del terzo anno di vita.

 

TIPO DI ACCOPPIAMENTO: Vengono solitamente mantenuti in coppia dato che le femmine non si tollerano reciprocamente, e se costrette a convivere ben presto la dominante, o entrambi i partner, finirebbero per ridurre a mal partito, se non addirittura uccidere la più debole o subordinata. Tuttavia nel caso per quanto improbabile che si fosse in possesso di alcune femmine, ed un unico maschio, si può cercare di risolvere il problema con una sorta di poligamia forzata alternata isolando innanzitutto ogni femmina, così come il maschio, in voliere diverse ma confinanti in modo che possano stabilire un contatto visivo, senza che vengano però a formarsi legami di coppia, "portando" poi il maschio da una all'altra in base ad una rotazione “sequenziale/alternata” prestabilita o secondo la necessità del momento. Allo scopo di evitare il più possibile stress o incidenti che potrebbero essere causati a quest'ultimo dalla manualità alla quale saremmo costretti a sottoporlo durante i frequenti spostamenti, la struttura ( voliere ) in cui vengono alloggiati i riproduttori deve essere impostata in modo tale che le femmine possano essere raggiunte passando attraverso corridoi, porte o sportelli. La stessa operazione dovrà essere ripetuta quando esaurito momentaneamente il suo compito sarà necessario farlo rientrare nel proprio box. Se s dovesse notare che il maschio indugia a lungo nei pressi della voliera di una sola femmina, bisognerà tentare di dissuaderlo oscurarndone i lati in modo che non possano più vedersi. Tuttavia se l'evolversi della situazione lo richiedesse sarà necessario intervenire ancora più drasticamente spostando la presunta favorita.  ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Accoppiamento - Progetti e attrezzature )

 

PERIODO RIPRODUTTIVO: Come già precedentemente detto non esiste un vero e proprio periodo riproduttivo, e nonostante le maggiori attività si riscontrano solitamente in primavera, con condizioni climatiche naturali favorevoli  o in ambienti riscaldati, possono riprodursi durante tutto l'anno.

 

TIPO DI NIDO: Le femmine pur prediligendo quelli posti direttamente sul terreno, sembra che non disdegnino di utilizzare qualsiasi tipo di cassetta nido e/o contenitore venga loro messo a disposizione, posti sia a terra che sollevati dal suolo, comunque non oltre 100-120 cm, in modo da semplificarne il controllo giornaliero e/o la raccolta delle uova, con posatoi o rami che ne facilitino l'accesso. Trattandosi di ARGO i nidi oltre che di adeguata misura e fattura, dovranno essere approntati sia in voliera quanto nel rifugio in modo da offrire pià possibilità alla femmina, mentre come contenitori e/o materiali la scelta deve cadere su quelli naturali come ceste in vimini o similari che andranno celate dietro a pannelli, fascine di legna, stocchi di mais, cannette, saggina o altro tipo di vegetale che si presti allo scopo. Molto adatte potrebbero rivelarsi le fronde di conifere, oppure un mix tra pannelli e queste ultime così da rendere visivamente migliore l'angolo nido nonché ingentilire un poco l'ambiente, ed inoltre resistono molto più a lungo rispetto a quelle di altre piante. Ciò nonostante all'esterno sono da preferirsi le cassette nido, magari mimetizzandole con frasche e/o altri materiali naturali che oltre a fornire un sicuro riparo contro le intemperie e nel contempo nasconderle alla vista dei maschi, danno alle femmine un maggior senso di sicurezza. Le cassette nido, così come le ceste e/o i contenitori in genere ( alcuni allevatori utilizzano pure vecchi copertoni di auto o moto ) possono essere posizionati sia a terra che fissati alle pareti perimetrali di voliera e/o rifugio, oppure su appositi supporti che contribuiscono a renderne più semplice e rapido l'impiego. In mancanza di strutture artificiali è molto probabile che depongano in buche poco profonde scavate sotto ad un cespuglio o in qualche angolo tranquillo e riparato, utilizzando i materiali trovati o appositamente sparsi sul fondo per rifinirle. E' altresì possibile che alcune femmine prima di far uso dei nidi appositamente preparati o di approntarseli, oppure perché non predisposte alla cova, depongano le uova in giro per tutta la voliera.  ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Tipi di nido )

 

UOVA DEPOSTE STAGIONALMENTE: Se lasciate alla cova naturale si possono solitamente ottenere 2 uova, e nel caso venga concesso alla madre di accudire i piccoli sino al raggiungimento dell'età adulta, cioè circa a due anni, non deporrà più, o solo occasionalmente, per tutto questo lasso di tempo. Per contro se regolarmente levate nel corso dell'anno si possono ottenere più deposizioni, è tuttavia meglio non esagerare per non spossare troppo la femmina e 3 o 4 possono essere più che sufficienti a soddisfare il nostro interesse.

 

PERIODO DI INCUBAZIONE e SCHIUSA: Di norma la cova si protrae per 25 giorni e come spesso accade tra i galliformi le femmine si dimostrano non solo ottime covatrici ma anche eccellenti madri, imbeccando i piccoli durante i primi giorni di vita, e spesso anche oltre, accudendoli amorevolmente per molti mesi nel caso venga loro data la possibilità di farlo. In considerazione di tutto ciò, sarebbe un vero peccato non approfittarne, tenuto conto anche della delicatezza dei piccoli e della difficoltà con la quale si alimentano durante i primi giorni di vita. Il maschio, ad eccezione di casi particolari, può rimanere in voliera durante cova e allevamento, ed eventualmente tolto nei mesi successivi se dovesse dimostrarsi aggressivo nei confronti di giovani o sub-adulti. Tuttavia succede con una certa frequenza che in cattività anche i maschi, immaturi compresi, partecipino all'allevamento dei piccoli, ed in alcuni casi anche alla cova, imbeccandoli e tenendoli sotto le ali sia quando si trovano a terra che sopra ai posatoi. Ciò nonostante anche con l'incubazione artificiale < temperatura pari a 37, 5, con il 60% di umidità  > si possono ottenere buoni risultati, tuttavia i piccoli risultano piuttosto delicati, molto sensibili al freddo ed alle correnti d'aria, con crescita sicuramente più lenta rispetto a quelli nati con la cova naturale o semi-naturale. Per questi motivi è raccomandato, viste le difficoltà che possono insorgere, se non alla stessa madre, che le uova vengano perlomeno affidate a gallinella di buona taglia, tacchinella leggera o meglio ancora a pavonessa di provata affidabilità, avendo l'accortezza di lasciare nel nido anche alcune uova di quest'ultima, o comunque di un altra pavonessa, ponendo attenzione ai tempi di incubazione, perché una volte nati i pavoncelli potranno essere molto utili ai piccoli ARGO, per non dire essenziali nel caso schiudesse un solo pulcino. In cattività uno dei momenti più difficili e traumatici per un ARGO, se non forse una delle cause più frequenti di mortalità, pur se già sub-adulto, è quando viene forzatamente separato dalla madre, trovandosi improvvisamente da solo. Situazione che può comportare problematiche diverse, ma sicuramente lo stress del distacco, la mancanza di un compagno sociale o qualsiasi deficienza alimentare che in un altro momento sarebbe tollerata, possono portarlo a morte improvvisa. Meglio quindi cercare di prevenire simili drammi, associandolo/i da subito ad un compagno/i, ed 1 o 2 piccoli pavoni rappresentano la soluzione ideale perché strettamente correlati a loro, in mancanza di questi si può optare per tacchini di razze leggere, sia lasciando covare alcune delle loro uova, che acquistandoli a un giorno di vita, più adatti di fagiani o  polli, che tuttavia possano essere impiegati in caso di necessità. Inoltre un ARGO allevato con uno o due pavoni e/o altro compagno/i, diventa molto più intraprendente e sicuro di sé, per contro se cresciuti in solitudine da adulti evidenziano molto spesso gravi carenze caratteriali. Anche i piccoli nati con la cova artificiale dovrebbero essere associati a un compagno possibilmente di qualche giorno più “vecchio“ come pavoncello/i e/o tacchino/i, o appartenenti a specie vivaci e intraprendenti come GALLUS, DORATI, LADY, CROSSOPTILON ecc, in modo che vengano stimolati ad alimentarsi. In mancanza di soggetti “guida“, ma non di compagni, si raggiunge più o meno lo scopo cercando di invogliarli ad alimentarsi, se fosse necessario, porgendo con una pinzetta dei pezzettini di tarme della farina passate prima nel mangime sfarinato primo periodo per fagiani o tacchini, oppure intingendo un piccolo pennello o cotton fioc in acqua, passarlo nel mangime, e porlo davanti ai piccoli che inizieranno a beccarlo. I soggetti nati sia in incubatrice che con cova naturale sono molto docili e fiduciosi, ed al pari di RHEINARDIA e PAVONI schiudono con le penne delle ali già ben sviluppate ed in mancanza di problematiche crescono piuttosto velocemente, se pur non come molte altre specie, tanto che a circa 7-8 giorni dalla nascita sono già in grado di volare e seguire la madre sui posatoi per essere scaldati sotto alle sue ali. Tuttavia dato che già circa 4 o 5 giorni dopo la schiusa la madre è probabile che inizi a riutilizzarlo per trascorrervi la notte e questo potrebbe rivelarsi drammatico per i piccoli, soprattutto in caso di maltempo, che non essendo ancora in grado di seguirla rischiano di morire di freddo e/o per qualche altro accidente. Quindi è necessario aiutarli a salire predisponendo una scaletta e/o rami appoggiati allo stesso e/o alle pareti che lo sostengono, oppure portarlo temporaneamente ad un altezza di circa 70-80 cm, cosa che potrebbe stressare notevolmente gli adulti. Per contro e come prima esposto, il problema dovrebbe risolversi dopo circa una settimana.

-- La cova delle uova di ARGO da parte di pavonessa o tacchina leggera, associate ad alcune delle proprie, è consigliata soprattutto nel caso quelle di ARGO fossero, e quindi con buona probabilità che ne schiuda solo uno, o che malauguratamente si perda uno dei piccoli durante l'allevamento.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Incubazione e schiusa )

 

ALIMENTAZIONE PER PULCINI e FAGIANOTTI: Il normale fabbisogno proteico di questa specie può superare il 30%, e l'alimentazione presentare alcune difficoltà durante i primi giorni di vita soprattutto per i piccoli nati con incubazione artificiale che devono essere stimolati a farlo imbeccandoli. Nel complesso è comunque meno complicata di quello che potrebbe sembrare potendosi attuare attraverso normali composti commerciali ( mangimi bilaciati ) da somministrare, ad eccezione dei primi 7-10 giorni di vita in cui è forse preferibile l'utilizzo di pre-starter che può soddisfare in gran parte il loro fabbisogno proteico, a seconda dei tipi ed in relazione ai periodi di vita, con aggiunta di proteine, integratori alimentari e vitamine , quando e se ritenuti necessari. A partire da circa due settimane si può iniziare ad integrare il mangime in uso ( starter o primo periodo ) con piccole quantità di erbe e verdure che in un primo momento devono essere finemente tritate, e frutta molto matura a pezzettini o grattugiata, aumentandone gradualmente le dosi con l'avanzare dell'età. In questo periodo è altresì possibile iniziare ad aggiungere alla normale razione una manciatina di un miscuglio composto da semi di miglio, scagliola e panico, che a circa 5-6 settimane dalla schiusa deve essere sostituito da cereali ben spaccati o mix per piccioni. Ai piccoli sino al raggiungimento della fase giovanile, si devono somministrate 4-5 ( comunque non più di 10 ), tarme della farina al giorno, dopo di che se ne possono fornire anche 20-30 poste in una ciotola, oppure gamberetti secchi e/o, surrogato di polpa di granchio molto graditi agli ARGO, krill, carne in scatola o crocchette sbriciolate per gatti ecc. Un alimentazione a base di soli cereali è sconsigliata, tuttavia se debitamente integrata da prodotti di origine animale per sopperire al notevole fabbisogno proteico della specie, a circa 5-6 mesi di vita è possibile iniziare a cambiare il tipo di dieta in uso portandola gradualmente ad essere inizialmente mista, cioè composta da mangime e granaglie spaccate o un buon  mix per piccioni, in parti più o meno uguali in base alle preferenze personali, e successivamente costituita esclusivamente da granaglie spaccate e/o intere o dal  mix per piccioni. In tutti i periodi della crescita è consigliato l'uso di integratori alimentari e vitamine. Eccetto le prime settimane di vita, la frutta deve essere somministrata molto matura, al limite della marcescenza. Come vermifugo naturale sarà sicuramente utile sin dai primi giorni di vita dell'aglio sia a pezzettini che sotto forma di infuso.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Alimenti e alimentazione )

 

ALIMENTAZINE PER ADULTI e RIPRODUTTORI: L'alimentazione degli ARGO pur essendo abbastanza complessa, non è poi così diversa rispetto a quella di alcuni consimili. Innanzitutto ci si deve basare su un ottimo mangime granulare o pellet da mantenimento o riposo per fagiani o tacchini, integrato da una manciata di cereali o mix per piccioni, arricchito da prodotti di origine animale, oltre a erbe, verdure e frutta a pezzetti. Come già precedentemente esposto è altresì possibile, pur se non consigliata, una dieta mista o costituita esclusivamente da cereali o dal mix per piccioni, che devono essere adeguatamente integrati da prodotti di origine animale in considerazione al notevole fabbisogno proteico della specie che può superare il 30%. Con l'approssimarsi, e durante il periodo riproduttivo è preferibile sostituire il mangime in uso con un tipo specifico per ovaiole di fagiano.                                                                                                                                                                                                                                                                              RIASSUMENDO: Alimentare gli ARGO con una dieta ricca di proteine animali e grassi: tarme della farina, surrogato di polpa di granchio che nel formato classico a bastoncino oltre a conservarsi a lungo in quanto puliti ed igienici, cosa da non sottovalutare, sono ideali e molto gradidi, gamberetti secchi, krill, pesciolini, carne in scatola o crocchette sbriciolate per gatti ecc. Le verdure, pur dovendo far parte del loro “menù”, non sono particolarmente apprezzate e devono essere somministrate in quantità tali da poter essere velocemente consumate, mentre lo sono alcuni legumi nella fase in cui risultano ancora teneri e dolici, soprattutto i piselli. Sono invece molto graditi praticamente tutti i tipi di frutta, soprattutto quella molto zuccherina come banane, cachi, papaia, quest'ultima utile soprattutto durante il periodo invernale purché in basse quantità, melone che può egregiamente sostituire la papaia, ma anche anguria, melograno, arance e clementine con la buccia, bacche e frutti di bosco di ogni genere, arachidi crude, noci, nocciole e qualche pezzetto di zenzero tanto per fare alcuni esempi. Inoltre sembra che i maschi, apprezzino molto la radice del zenzero, specialmente quanto viene loro occultata seppellendola nella voliera. Ricordarsi che gli ARGO non sono veri fagiani, e apprezzano veramente la frutta solo quando ha raggiunto uno stadio molto avanzato di maturazione, in cui si presenta scura, molto morbida, al limite della marcescenza. Pare anche che fornendo loro una dieta troppo ricca di proteine vegetali, soia, mais, grano, medica ecc, non si riproducano con successo, e possano anche essere causa di mortalità delle femmine nel periodo riproduttivo, così come dei maschi durante la muta. Considerate le dimensioni dei maschi e la lunghezza delle loro penne, la muta, se paragonata a quella dei PAVONI, è molto più faticosa e stressante, nonché una delle principali cause di morte improvvisa e apparentemente senza motivo. Per questo nella maggior parte dei casi necessitano di adeguate aggiunte proteiche al cibo oltre a integratori alimentari e vitamine.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Alimenti e alimentazione - Progetti e attrezzature ) 

 

PULCINAIA e PARCHETTI PER SVEZZAMENTO: Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Pulcinaia e parchetti per svezzamento.

 

VOLIERA PER ADULTI: Pur essendo fondamentalmente tranquilli, a causa della loro mole necessitano di una grande voliera, o comunque abbastanza ampia ed alta da consentire una piena libertà di movimenti, che per una coppia dovrebbe essere almeno di 40-50 mq, 4 x 10 o 5 x 10 di larghezza/lunghezza e dai 3 ai 5-6 metri di altezza, con annesso un rifugio di almeno 3-4 metri di larghezza, 3-4 metri di lunghezza/profondità e almeno 2, 50 metri di altezza nel punto più basso, consistente in una struttura completamente chiusa, preferibilmente coibentata, che nelle regioni più fredde deve anche prevedere la possibilità di essere minimamente riscaldata, garantendo una temperatura interna di almeno 5-7 gradi durante le notti più fredde. Tuttavia per uccelli così maestosi e imponenti le soluzioni “abitative“ più adeguate rimangono comunque porticati o fienili collegati a stalle dismesse, capannoni, magazzini ecc, che hanno come denominatore comune l'altezza e la copertura totale, quindi la possibilità di sfruttare al massimo sia lo spazio sottostante quanto la verticalità spesso notevole di questi ambienti, nonché mantenere gli animali costantemente all'asciutto ed in forma grazie al movimento che sono costretti a fare.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Voliere per adulti – Gestione della voliera – Tipi di rifugio )

Arugusianus a. argus femmina... da -  Autore: Loh Chee Meng 

Argus argus - Loh Chee Meng.jpg
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