- INcubazione e schiusa delle uova -
INCUBAZIONE e SCHIUSA
PREMESSA:
Durante il loro primo anno di vita le femmine di molte specie depongono circa 1/3 di uova in meno rispetto alla norma.
Contrariamente al pollame domestico e ad alcune specie altamente selezionate, i galliformi in cattività depongono solo durante il periodo riproduttivo e nonostante le femmine di molte specie siano in grado di approntarsi autonomamente il nido in qualche angolo, per favorire la nidificazione è utile aiutarle posizionando ceste e/o cassette nido all'interno di rifugio e/o voliera. Trattandosi di cova naturale, nel momento in cui viene prodotto il primo uovo ( in media si ottiene un uovo ogni due giorni ), lo si dovrebbe controllare al fine di constatare che non sia deforme o incrinato, quindi registrare il giorno della deposizione, i dati identificativi della riproduttrice, numero o contrassegno della voliera ecc, cercando di favorire in tutti i modi la femmina che intenda, oppure stia già covando le proprie uova, frenando la nostra curiosità disturbandola il meno possibile, perché in caso contrario potrebbe anche abbandonare definitivamente sia il nido, che le uova. Temperature ed l'umidità d'incubazione trovabili nelle schede relative ad ogni singola specie, per quanto adeguate, si devono intendere come indicative e generiche, nonché subordinate al tipo di macchine utilizzate, siano esse incubatrici e/o schiuse, del locale nel quale sono alloggiate, e/o condizioni ambientali sia interne quanto esterne che possono influenzarne il funzionamento.
Nella maggior parte dei casi i tempi d'incubazione delle uova si intendono con metodo artificiale, e più o meno corrispondenti al momento in cui i piccoli vengono tolti dalle macchine, mentre per quel che riguarda la cova sia naturale, che semi-naturale, si dovrebbero calcolare due o tre giorni in meno, nonostante il risultato finale sia circa lo stesso.
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L'incubazione delle uova avviene si norma in tre modi: naturale, semi-naturale e artificiale, ognuno dei quali può presentare pregi e/o difetti a seconda dell'ambiente e/o specie in questione.
Se pur con qualche eccezione le femmine appartenenti alle varie specie si prestano di buon grado alla cova, e nonostante qualcuna di loro, fors'anche perché ancora giovane, possa dimostrarsi un pò maldestra nei confronti dei piccoli, sono generalmente ottime madri, quindi sarebbe un vero peccato non approfittarne se non altro per selezionare gli esemplari da destinare alla riproduzione, dato che i piccoli crescono molto più velocemente e meglio, apprendendo nel contempo i comportamenti sociali tipici della specie alla quale appartengono, non evidenziando tutte quelle problematiche psico-fisiche che invece si riscontrano spesso negli esemplari nati con incubazione artificiale. Tuttavia la cova naturale penalizza, ed in alcuni casi anche pesantemente la produzione di uova, per cui volendo ovviare a questo spiacevole inconveniente, ed al tempo stesso non rinunciare al piacere di vedere madre e piccoli gironzolare per la voliera, si può mettere in pratica una sorta di sistema misto che prevede la raccolta di una certa quantità di uova, lasciandone un numero adeguato ( ad esempio, con deposizioni di 18-20, se ne lasceranno indicativamente 6-8, o comunque in base a quante ne possano essere agevolmente covate ), alla madre verso la fine della deposizione, o in qualsiasi altro momento ritenuto opportuno. Ciò premesso, è altresì necessario considerare che in una fase avanzata della deposizione le uova sono solitamente meno feconde e gli embrioni più deboli, senza dimenticare il rischio che nel momento in cui venga a servire la femmina non sia disposta in nessun modo ad assecondarci, quindi bisogna innanzitutto avere una buona conoscenza degli animali, basandoci da subito su quei soggetti che per carattere e disponibilità si possono prestare meglio ad una tale pratica, che non è poi così inusuale, venendo anni or sono spesso utilizzata nelle campagne per ottenere....“sia più uova che galline”.
Più o meno lo stesso risultato si può ottenere con la cova semi-naturale utilizzando galline, gallinelle di taglie diverse a seconda delle necessità, fagiane di altre specie, pavonesse o tacchine leggere, queste ultime particolarmente apprezzate sia per il numero di uova che possono incubare, che per la straordinaria predisposizione alla cova, con il vantaggio rispetto alla naturale di non andare a penalizzare la quantità di uova prodotte. Volendo, o dovendo per necessità riutilizzare una o più volte le stesse chiocce, comunque senza esagerare per non comprometterne la salute, e dopo aver verificato che non siano infestate da parassiti, le uova dovranno essere lasciate alle loro cure sino a due giorni prima del presunto inizio delle nascite, per essere poi trasferite in incubatrice o schiusa dove completeranno il processo, mentre altre uova saranno affidate alle chiocce ripetendo nuovamente il ciclo. Questo tipo di procedura viene messa in atto soprattutto per determinate specie dato che alcuni allevatori non vogliono affidarsi completamente alla cova semi-naturale, ritenendo che le galline e le balie in generale possano trasmettere pericolose malattie ai nuovi nati. Pur non avendo mai avuto occasione di sperimentarla, perlomeno in questi termini, quindi è probabile che mi sbagli, sono piuttosto scettico non comprendendone a pieno lo scopo, considerando inoltre che lo shock termico e fisico subito dagli embrioni a causa delle mutate condizioni, in una fase in cui sono particolarmente sensibili ad ogni variazione può rivelarsi fatale, o comunque far diminuire anche di molto la percentuale di schiusa, mentre per risolvere gran parte dei problemi, ammesso che possano insorgere, molto probabilmente basterebbe mantenere le future chiocce in condizioni igenico sanitarie adeguate.
L'incubazione artificiale delle uova ha origini ben più remote di quello che si possa credere, venendo già praticata da egizi e cinesi, che realizzarono strutture molto simili a forni e/o camini, riuscendo a controllare la temperatura, se pur con una certa approssimazione, attraverso tubature e camere di raffreddamento, permettendo comunque agli embrioni di svilupparsi normalmente. Ai giorni nostri per fortuna simili problematiche non fanno più parte dell'avicoltura, ed in commercio si trovano incubatrici e schiuse in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza.
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Nell'allevamento amatoriale/ornamentale l'incubazione artificiale viene attuata soprattutto per:
– Incrementare la produzione di uova, dato che la raccolta stimola le femmine a deporne quantità maggiori rispetto al normale. – Quando per motivi diversi non si vuole utilizzare la cova semi-naturale da parte di galline, gallinelle, fagiane di altre specie, pavonesse o tacchine leggere utilizzate sia per il numero di uova che possono incubare, che per la straordinaria predisposizione alla cova, dimostrandosi anche eccellenti balie. – Nel caso di femmine appartenenti a specie che in cattività si dimostrano svogliate o non particolarmente portate alla cova.
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– Se durante il processo di cova semi-naturale, così come per la naturale, si dovessero riscontrare diverse uova infeconde, e sia le balie quanto le madri naturali fossero in buon numero, si possono riunire le uova sotto alcune di loro, ammesso che i tempi d'incubazione siano gli stessi, utilizzando quelle rimaste libere per altra/e covate.
– Nella maggior parte dei casi si può indurre le galline e/o le tacchine a covare ricorrendo ad una pratica forzata in uso da sempre nelle campagne. In sostanza si tratta di sistemare il soggetto nel nido in cui saranno state precedentemente sistemate alcune uova finte oppure non feconde, coprendolo con una cassa forata o cesto di adeguata misura ma che nel contempo non dia modo alla futura chioccia di non ( quasi ) alzarsi. A questo proposito si possono anche realizzare appositi nidi/gabbia che rendono molto più agevole questo tipo di pratica. Solitamente si raggiunge lo scopo, cioè con la chioccia che inizia a covare spontaneamente nel giro 4-7 giorni. In questo periodo così come per tutto il tempo della cova nel caso in cui il nido sia costituito da un contenitore o struttura chiusa, sarà necessario liberarla almeno per 15-20 minuti al giorno, in modo che abbia il tempo di mangiare, bere e defecare. Tuttavia bisogna anche sottolineare il fatto che mentre alcuni esemplari si adattano in brevissimo tempo, con altri non si riuscirà mai nell'intento. E' raccomando anche di non eccedere con il numero di uova così da essere uniformemente scaldate. Nel caso in cui il nido sia realizzato allo scopo di concedere una certa libertà di movimento, la chioccia deve potervi entrare ed uscire agevolmente senza rischiare di rompere le uova, inoltre entrambi, cioè chioccia e nido, devono essere periodicamente controllati, e se necessario disinfettati e/o disinfestati, al fine di prevenire patologie varie o infestazioni di parassiti.
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– Un trucco per capire se un pulcino nato con incubazione naturale, semi-naturale o artificiale è schiuso senza problemi, consiste nel prenderlo in mano e serrandolo delicatamente percepire se il suo corpo risulta sodo e compatto al tatto, con piumino liscio e aderente, il ventre ben raccolto e zampette reattive, per contro quando lo si sente flaccido, dall'aspetto ingoffito, con piumino poco lucido e ventre molliccio pur non essendo gonfio, significa che qualche cosa non va, forse troppa umidità in fase di schiusa o qualche patologia in essere, quindi deve essere monitorao con attenzione.
RIASSUMENDO:
La cova naturale quando possibile, o quella semi-naturale in alternativa ad essa, rivestono una grande importanza nell'ambito dell'allevamento in quanto ci offrono la possibilità di:
-- Non lasciare affievolire l'istinto alla cova e materno che invece sempre più spesso viene a mancare nelle femmine nate con incubazione artificiale.
– Essere in grado di selezionare dei soggetti che avendo appreso i comportamenti sociali dalla madre, quand'anche adottiva, o entrambi i genitori, risultano essere più corrispondenti per carattere e aspetto allo standard della specie alla quale appartengono, quindi quasi sicuramente anche riproduttori migliori.
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-- Per quel che riguarda la maggior parte delle specie monogame, il maschio durante sia la cova che l'allevamento della prole può rimanere con la compagna, sempre che non la disturbi mentre è intenta a covare, o si dimostri aggressivo nei confronti dei nuovi nati, nel qual caso si deve immediatamente allontanare, o perlomeno isolare a tempo determinato in un grosso gabbione o serraglio che all'occorrenza può essere realizzato all'interno della voliera stessa, ammesso che le misure lo consentano, utilizzando dei telai in rete metallica.
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-- Diversa invece la gestione delle famiglie che andrebbe valutata di volta in volta a seconda dei casi, ma dato che le femmine ben difficilmente si appresteranno tutte assieme alla cova, o sarà loro concesso di farlo, è indispensabile che il maschio rimanga all'interno del gruppo in quanto continuando ad accoppiarsi con quelle rimaste disponibili non verrà compromessa la fecondità delle uova, indipendentemente dal fatto che una o più di loro stia sul nido. Se durante la cova dovesse rendersi necessario proteggere la femmina dalle intemperanze del maschio o dal disturbo arrecatole dalle compagne si può provare a circoscrivere un certo perimetro attorno al nido con i telai sopra citati, raccomandando nel contempo di usare la massima cautela, soprattutto nel caso di femmine molto suscettibili, agendo preferibilmente al tramonto o comunque col favore della penombra facendo altrsì attenzione ad ogni singolo movimento.
Con le famiglie anche il monitoraggio dei piccoli cambia, soprattutto nel caso in cui vengano lasciati liberi di gironzolare per la voliera, in quanto sia maschio che femmine, così come altri animali eventualmente presenti in voliera, possono costituire un serio pericolo soprattutto durante i primi giorni di vita. Quindi non potendo trasferire per ovvie ragioni tutto il gruppo degli adulti, ed ammesso che non si dimostrino ben disposti nei loro confronti, cosa per altro piuttosto improbabile, o restino confinati nell'area già circoscritta per il nido, piccoli e madre dovranno essere trasferiti in un altra voliera.
-- Le femmine trascorsi 4-5 giorni dalla schiusa è probabile che inizino nuovamente ad usare il posatoio per trascorrervi la notte, dando solitamente la preferenza a quello che si trova in voliera, e questo in caso di maltempo può rivelarsi drammaticamente fatale per i piccoli, che non potendo ancora seguirle ed essere protetti e riscaldati sotto alle loro ali, rischiano di morire per il freddo o qualche altro accidente. Quindi, ammesso che vi sia un solo posatoio, e che non venga rimosso, cosa che potrebbe causare forti stati di stress negli adulti, o portato ad un altezza massima di 50-60 cm, oltre ad un attento monitoraggio si renderà necessario aiutare i piccoli a salire appoggiando una scaletta e/o rami allo stesso e/o alle pareti che lo sostengono. Il problema dovrebbe risolversi, a seconda delle specie, nel giro di una-tre settimane, trascorse le quali sono in grado di compiere brevi voletti.