- ACCOPPIAMENTO -
L' ACCOPPIAMENTO:
L'accoppiamento dei galliformi in generale, e dei fagiani in particolare è materia alquanto delicata, ed in molti casi anche controversa, con osservazioni fatte nei luoghi di origine che possono indurre a valutazioni errate in considerazione del fatto che allo stato naturale i meccanismi riproduttivi di molte specie sono tuttora pressoché sconosciuti. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in natura un numero apparentemente uguale tra i sessi all'interno dello stesso gruppo non necessariamente implica la monogamia, dato che maschi particolarmente vigorosi arrivano a tollerarne altri sottomessi relegandoli al ruolo di subalterni, senza concedere loro il diritto di accoppiarsi, e se casualmente riescono nell'intento è perché il maschio dominante non si trova nelle vicinanze, o distratto da altre cose. Purtroppo in cattività vengono spesso utilizzate “pratiche” dettate più che altro dalla necessità o comodità dell'allevatore, senza considerare che mantenere, o perlomeno tentare di farlo, animali prettamente monogami in piccoli nuclei famigliari ( trii o quartetti ) può paradossalmente risultare dannoso per la specie stessa sia nel breve, quanto nel medio e lungo termine, dato che accoppiando più femmine ad un unico maschio la prole che ne risulterà sarà di per sé già consanguinea, contribuendo in maniera molto rapida all'impoverimento genetico della specie.
I fagiani “ornamentali” si trovano in cattività, o perlomeno in Occidente, da un periodo relativamente breve se paragonato ai circa 2000 anni di domesticazione e allevamento del PHASIANUS COLCHICUS, quindi oltre a un adattamento che per talune specie è ancora incompleto, alcuni aspetti caratteriali e comportamentali non sono ancora stati ben compresi, ed in conseguenza “smussati”. Molti degli insuccessi riproduttivi che si possono rilevare nell'allevamento di fagiani definibili non comuni, o appartenenti a specie considerate difficili, oltre che ad essere in gran parte dovuti ad infertilità e/o scarsa vitalità dei maschi con mancanza di stimoli alla copula a causa di consanguineità o ibridazioni poco accorte, potrebbero riguardare sia il modo con il quale viene formata la coppia, cioè quasi sempre forzatamente, con i futuri partner scelti dall'allevatore, e non per simpatia come accade in natura, quanto il tipo di ambiente in cui spesso sono costretti a vivere, che quasi sempre corrispondente a spazi non adeguati, o mancanti del benché minimo arredamento..., una noia mortale insomma ! Dove però la coppia è costretta a convivere, ed a sopportarsi reciprocamente giorno dopo giorno senza mai un attimo di privacy, non potendosi concedere qualche “scappatella”, o vivere un esistenza frizzante e movimentata, ben diversa da quella solitamente offerta dalla cattività. Molte specie si adattano facilmente, altre invece no, evidenziando problemi di antipatia fra i partner che spesso sfociano in vere e proprie aggressioni, o di apatia, come fossero “svuotati”, privi della voglia di vivere, di perpetuare i propri geni, ed anche nel caso riescano a trovare gli stimoli per accoppiarsi, lo stress in aggiunta a disagi vari, fanno sì che le uova siano quasi sempre infeconde. Di norma si ritiene che una specie possa considerarsi adattata, o comunque prossima ad esserlo, partendo da individui nati/allevati in seconda generazione, e quelli successivi ad essi. Tuttavia è doveroso sottolineare che non di rado la pratica “forzata”, così come l'ibridazione, divengono una necessità dovuta alla scarsità di soggetti presenti in avicoltura.
– Monogamia tradizionale: cioè con la coppia che rimane unita per diversi anni, se non per tutta la vita, nonostante questo si possano verificare delle "scappatelle" da ambo le parti, ma sono l'eccezione, non la regola. In natura nelle specie prettamente monogame sono quasi sempre le femmine a scegliere il compagno, e non viceversa come invece si potrebbe credere. Molti degli insuccessi riproduttivi di alcune specie vengono solitamente attribuiti a fattori di consanguineità o carenze genetiche in genere, quindi sostanzialmente a problemi fisici e non caratteriali, ne tanto meno comportamentali, dovuti principalmente a incompatibilità o scarsa attrazione tra i partner. Allo stato selvatico il ruolo ricoperto dal maschio riveste una notevole importanza, dovendo presidiare il territorio, fare la guardia a nido e compagna, nonché aiutarla nel difficile compito di allevare la prole. Per contro in cattività, che corrisponde si ad un ambiente circoscritto, ma nel contempo anche tranquillo e sicuro, il ruolo del maschio diviene pressoché inutile costringendolo a vivere un esistenza priva di stimoli e significato, riducendo il tutto a quei pochi attimi in cui si accoppia con la femmina. Ma anche questo potrebbe avere ben presto fine dato che per alcune specie particolarmente problematiche, come ad esempio il TRAGOPANO di CABOTO, allo scopo di ottenere risultati discreti, si ricorre alla fecondazione artificiale, in considerazione del fatto che i maschi, o comunque la maggior parte di essi, non sembrano più in grado di dare garanzie riproduttive.
– Monogamia a tempo determinato: cioè con la coppia che si separa alla fine del periodo riproduttivo, e non è dato sapere, o comunque non lo è nella maggior parte dei casi, se l'anno successivo i partner saranno ancora gli stessi o cambieranno.
– Poligamia tradizionale: cioè che implica la costituzione di un harem controllato a tempo pieno da un maschio dominante, tuttavia in alcuni casi è tollerata la presenza di maschi adulti subordinati.
– Poligamia sequenziale o alternata: cioè con il maschio che vaga, oppure rimane all'interno di aree prestabilite ( arene di corteggiamento o corteggiamento di tipo LEK ) cercando di accoppiarsi con tutte le femmine disponibili o che entrano nel suo dominio. Nel caso di individuo itinerante non deve necessariamente trattarsi di maschio dominante.
In allevamento una condizione di questo tipo permette di associare maschi e femmine di età diverse, venendo accoppiati in linea di massima solo per il tempo necessario alla copula, o comunque finché l'esperienza lo consiglia. La pratica prevede innanzitutto di isolare ogni femmina ( per una più facile gestione della rotazione ), così come il maschio, in voliere diverse ma confinanti in modo che possano vedersi senza che vengano a formarsi eventuali legami di coppia, portando il maschio da una all'altra in base ad una rotazione “sequenziale o alternata” prestabilita, oppure secondo necessità. Allo scopo di evitare il più possibile stress e/o incidenti che potrebbero essere causati a quest'ultimo dalla manualità alla quale saremmo costretti a sottoporlo durante i frequenti spostamenti, la struttura ( voliere ) in cui vengono alloggiati deve deve essere impostata in modo tale che gli si possa far raggiungere le femmine passando attraverso porte o sportelli. La stessa operazione dovrà essere eseguita quando esaurito momentaneamente il suo compito dovrà fare rientro nel proprio ambito. Nel caso in cui si notasse che il maschio indugia a lungo nei pressi della voliera di una femmina in particolare, sarà necessario oscurare la base delle pareti confinanti in modo che non possano più vedersi. Tuttavia se l'evolversi della situazione lo richiedesse, bisognerà intervenire ancora più drasticamente spostando la presunta prescelta, sostituendola con una femmina facente parte di un altro gruppo, mentre la “favorita” andrà a prenderne il posto.
Nel caso in cui si voglia mettere in pratica il metodo appena descritto bisogna tenere presente che, salvo casi particolari, è sempre il maschio a dover essere portato dalla femmina, e non viceversa. Inoltre si possono utilizzare, o perlomeno adattare le strutture esistenti, sul modello SPAZIO-Rip, secondo lo scopo e/o il metodo più appropriato a risolvere il problema. ( Approfondimenti in: Come gestire l'aggressività dei maschi )
– Poliandria: cioè con la femmina che si associa a più maschi ( solitamente tre ), ciò nonostante si accoppia solo con il soggetto dominante, mentre gli altri aiutano nella difesa del territorio e/o facendo la guardia al nido.
E' tuttavia probabile che nella maggior parte dei casi si tratti di nuclei famigliari composti dalla coppia adulta e da un paio di maschi sub-adulti rimasti con i genitori e tollerati dal padre.
NOTA:
Nel caso di accoppiamenti riguardanti esemplari appartenenti a specie ostiche o comunque difficili da trattare, è possibile trarre qualche utile spunto e/o consiglio da quanto descritto nella scheda relativa al LOPHOPHORUS IMPEJANUS, che pur non potendosi considerare difficile da allevare, presenta alcuni lati del proprio carattere che possono essere presi a riferimento generale. Va inoltre ricordato che la formazione di coppie o ri-accoppiamenti, così come di famiglie di riproduttori, risulta molto meno difficoltosa utilizzando soggetti giovani.