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Pucrasia macrolopha

Pucrasia m. macrolopha....da - www.plus.google.com

LUOGO DI ORIGINE

STATO DI CONSERVAZIONE IN NATURA

Grado Estinzione.jpg

ESTINTO |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |   |    NON A RISCHIO

                                                                                                                                                                                                                                                                                             GENERE PUCRASIA  ( GRAY G.R.  1841 )                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  PUCRASIA  MACROLOPHA   ( LESSON, 1829 )

FAGIANO  KOKLAS

            

ORDINE...............GALLIFORMES.

FAMIGLIA............PHASIANIDAE.

GENERE..............PUCRASIA.

SPECIE................MACROLOPHA.

 

Il  nome comune KOKLASS deriva  per “assonanza” dal  loro tipico richiamo. Una ricerca, i                                                                                                                        

cui risultati furono pubblicati  nel 2003, indicherebbe che non si tratta di fagiani. 

 

ITALIANO =  Fagiano  Koklass  |  INGLESE  = Koklass  pheasant  |  FRANCESE =  Faisan                                                                                                                                          eulophe | SPAGNOLO = Faisan Koklass | TEDESCO = Koklass fasane.

 

SPECIE: Nominale < PUCRASIA MACROLOPHA > ( NO-CITES come per le altre sottospecie )

 

SOTTOSPECIE: 9 sottospecie sino ad oggi classificate:   ( APPROFONDIMENTI IN : PUCRASIA MACROLOPHA SOTTOSPECIE )

Pucrasia macrolopha macrolopha.…...........fagiano koklass himalayano …........... nominale ..….....LESSON .........................1829.

Pucrasia macrolopha castanea.…...............fagiano koklass occidentale ..........................................GOULD ...........................1854.

Pucrasia macrolopha nipalensis.…..............fagiano koklass nepalese .............................................GOULD ...........................1854.

Pucrasia macrolopha xanthospila................fagiano koklass dal collo giallo …..................................GRAY ..............................1864.

Pucrasia macrolopha darwini.......................fagiano koklass di Darwin ….........................................SWINHOE .......................1872.

Pucrasia macrolopha ruficollis.….................fagiano koklass dal collo arancio/marrone …................DAVID & OUSTALET ......1877.

Pucrasia macrolopha biddulphi.…...............fagiano  koklass del Kashmir ….....................................MARSHALL ....................1879. 

Pucrasia macrolopha joretiana.…................fagiano koklass di Joret ….............................................HEUDE ...........................1883.

Pucrasia macrolopha meyeri.…...................fagiano koklass di Meyer …...........................................MADARASZ ....................1886.      

 

LUOGHI DI ORIGINE: Si trovano distribuiti su vastissimi areali comprendenti Cina, Nepal, Afganistan e Pakistan. Tuttavia la maggior parte delle sottospecie vivono nelle regioni centro-settentrionali della Cina.

 

HABITAT NATURALE e COMPORTAMENTO: Prediligono le alte quote spingendosi sino a 3500-4500 metri di altitudine al limite con le nevi perenni in territori morfologicamente frastagliati dominati da foreste di conifere o miste a latifoglie decidue come querce e faggi o semi-decidue intervallate da boschetti di betulle subalpine e bambù con sottobosco in gran parte composto da rododendri, azalee, ginepri e felci, così come possono anche frequentare pendii o valli erbose, praterie alpine, radure e macchie cespugliose. Col sopraggiungere dell'inverno scendono verso valle a quote inferiori compiendo piccole migrazioni verticali dall'alto verso il basso e viceversa dove la quotidiana sopravvivenza risulta meno difficoltosa, e la ricerca del cibo più agevole in relazione ad una dieta molto specifica, che essendo fondamentalmente vegetariana deve variare a seconda delle stagioni e disponibilità offerta dal territorio e per lo più composta da erbe di vario genere, germogli, fiori, boccioli, felci, foglie, semi di piante selvatiche, frutti, bacche, funghi, tuberi e radici carnose che non si trovano troppo in profondità, con una minima integrazione proteica, assunta soprattutto durante la cova e allevamento dei piccoli, derivante da insetti di ogni genere e occasionalmente piccoli vertebrati, mentre durante i mesi più freddi si nutrono principalmente di bacche invernali, semi e baccelli essiccati, spesso anche congelati, iris, gigli, aghi di conifere, ghiande, muschi ed anche scavando alla ricerca di vegetali o bulbi rimasti sepolti sotto lo spesso strato di neve, alla sera s'imbroccano sui rami alti di grossi alberi nel tentativo di ripararsi sia dal freddo che dai numerosi nemici naturali. Vivono tutto l'anno accoppiati o riuniti in piccoli gruppi famigliari che si separano all'approssimarsi del periodo riproduttivo, con il maschio che verso la metà di marzo da inizio ai rituali di corteggiamento lanciando prima dell'alba il suo potente richiamo ( che però viene emesso anche in altri periodi dell'anno, se pur meno frequentemente ). Agli inizi di aprile la femmina comincia ad approntare il nido, che consiste in una piccola e poco profonda buca grossolanamente rifinita con erbe, rametti, foglie, penne e piume, e preferibilmente posto entro grossi cespugli, roveti, alte sterpaglie, così come anche all'interno di cavità naturali, sotto a tronchi caduti e spesso già marcescenti, a ridosso di sporgenze rocciose ecc. La deposizione mediamente consiste in 6-12 uova incubate dalla sola femmina, mentre il maschio rimane nelle immediate vicinanze a fare buona guardia, ma una volta nati i piccoli si unisce alla famigliola e partecipa con fervore al loro allevamento. Sono da subito vispi ed intraprendenti, in grado sin dai primi giorni di seguire i genitori nel loro perenne vagabondare alla ricerca di cibo. Solitamente il piccolo gruppo rimane unito sino alla primavera successiva a quella della loro nascita quando con l'arrivo della stagione riproduttiva si divideranno per formare altre copie e dare corso ad un nuovo ciclo della vita.  

 

STATO DI CONSERVAZIONE IN NATURA: Soddisfacente, tanto che la specie viene descritta come ragionevolmente diffusa. Tuttavia a causa del costante degrado dell'habitat, l'espansione demografica con nuovi insediamenti urbani, la costituzione di terreni adibiti al pascolo ed il taglio sistematico del sottobosco per ricavarne legna da ardere, determinano molto spesso la frammentazione forzata delle popolazioni di P. MACROLOPHA, condannandole ad un lento quanto inesorabile declino.

 

CARATTERISTICHE PRINCIPALI e DIMORFISMO SESSUALE: Specie alquanto enigmatica, quasi un fossile vivente difficile da descrivere dal punto di vista sistematico. I KOKLASS, cosi come i loro parenti più prossimi ITHAGINIS CRUENTUS, non sono né fagiani né tetraoni, bensì una sorta di forma basale di entrambe. Tuttavia, ed indipendentemente dal come si siano evoluti, i KOKLASS possono essere considerati unici in riguardo ad ecologia comportamentale e allevamento della prole, e pur essendo una delle specie meno colorate non mancano di un fascino intrigante tutto particolare. Assumono la colorazione finale del piumaggio entro il primo anno di vita con il maschio che presenta la testa completamente nera,  caratteristica pressoché unica tra i fagiani, e nonostante il dimorfismo non sia particolarmente accentuato i sessi risultano comunque facilmente riconoscibili. Le femmine soprattutto nei primi mesi dopo la nascita sembrano copie in miniatura delle madri, ed anche i maschi, pur se in misura minore, assomigliano a queste ultime.

Nel MASCHIO la testa si presenta nera, o nera tendente al marrone molto scuro, sulla cui sommità spicca una cresta composta da ciuffi erigibili di sottili penne marrone-scuro sfumanti in nero verso gli apici; faccia verde metallico; lati del collo con due grandi macchie biancastre di forma circolare. Livrea generalmente grigiastra inframmezzata di grigio-argento più evidente su fianchi e schiena, con striature nere che arrivando verso il centro di ogni penna assumono una intensità morbida e vellutata; ali contraddistinte da varie tonalità di marrone-castano-chiaro variegato di nero; macchie a forma di "V" sia di colore marrone ruggine che nere. Parti inferiori del corpo che partendo dal mento sino ad arrivare nella zona ventrale presentano una colorazione rosso ruggine-mogano; coda breve marrone con penne che ai loro apici tendono a sfumare in bianco-grigiastro. Becco nerastro; iris nerastre e zampe grigiastre con tarsi dotati di speroni poco evidenti.

La FEMMINA pur essendo più piccola, nel complesso è simile al maschio. Presenta una livrea composta da varie tonalità di marrone striato di bianco-grigiastro e nero. Becco nerastro; iris nerastre e zampe grigiastre con tarsi privi di speroni o solo poco accennati. In linea di massima non esistono significative differenze fra le femmine delle varie sottospecie, quindi possono essere facilmente confuse dagli allevatori meno esperti.

I GIOVANI possono essere sessati a circa due mesi di vita, ed anche prima per i più esperti, con i maschi che iniziano ad accennare tracce di macchie bianche sul collo e per avere la colorazione del petto più scura rispetto a quella delle femmine.

l petto è evidenziato da una larga banda marrone scuro con la parte posteriore del collo che viene messa in evidenza da una sorta di collare grigio chiaro, il più delle volte incompleto.

Nelle aree himalayane si trovano 4 sottospecie:

PUCRASIA MACROLOPHA. MACROLOPHA: ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

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PUCRASIA MACROLOPHA CASTANEA: ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )   

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PUCRASIA MACROLOPHA NIPALENSIS:  ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

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PUCRASIA MACROLOPHA BIDDULPHI:  ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

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Nelle aree del centro-est e sud-est della Cina si trovano 2 sottospecie:

PUCRASIA MACROLOPHA DARWINI:  ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

PUCRASIA MACROLOPHA JORETANIA:  ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

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                                                                                                                                                                                                                                                                                          Sul territorio cinese si trovano altre 3 sottospecie che si differenziano dalle consimili per la colorazione giallo-marrone sulla parte posteriore del collo: 

PUCRASIA MACROLOPHA XANTHOSPILA:  ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

                             _________________________________________________________________________________________________________________                            PUCRASIA MACROLOPHA RUFICOLLIS:  ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )  

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PUCRASIA MACROLOPHA MEYERI: ( Vedere alla pagina P. macrolopha sottospecie )                                                                                                                                                                             _________________________________________________________________________________________________________________

 

VALORI FISICI: ( essendo le sottospecie piuttosto simili, vengono considerati i valori fisici della forma nominale )

MASCHIO: Lunghezza totale 55-65 cm.......lunghezza della coda 20-25 cm.......peso 1, 100-1, 400 kg.

FEMMINA: Lunghezza totale 50-60 cm.......lunghezza della coda 15-20 cm.......peso 1, 000-1, 300 kg.

 

STATO DI CONSERVAZIONE IN CATTIVITA': Le importazioni di esemplari appartenenti a questo genere iniziarono verso il 1865-70. Delacour nel suo “Pheasant of the World ”afferma che la prima riproduzione di cui si abbia notizia avvenne allo Zoo di Anversa nel 1872, ed inoltre che nel 1880 furono importate 22 coppie di P. M. MACROLOPHA provenienti dai luoghi di origine, delle quali 10 erano destinate al sopracitato Zoo. Ciò nonostante verso la fine dell'ottocento in cattività non vi era traccia di questi animali, o perlomeno così pare, e si dovette attendere sin verso il 1920 per rivederne in Europa ancora qualche esemplare. Ci volle del tempo prima di riuscire a capirne le esigenze, con soggetti d'importazione che morivano inspiegabilmente in pochi giorni senza un apparente motivo finché qualcuno notò che gli individui alloggiati da subito in grandi voliere ricche di vegetali si cibavano quasi esclusivamente di questi, contrariamente a quanto si era creduto sino a quel momento avendoli sempre trattati come fagiani, presumendo che potessero averne le stesse esigenze. Questa in linea di  massima fu la chiave che permise di capire il perché delle morti improvvise, che erano principalmente dovute ad un regime alimentare completamente sbagliato, e da quel particolare momento in poi l'allevamento di questi fagiani è risultato relativamente meno problematico. Attualmente non sono molto comuni, forse perché nonostante tutto rimangono abbastanza delicati e sensibili a malattie sia batteriche che fungine, comunque non molto più di altre specie provenienti anch'esse dalle montagne. Questo in un certo senso è poco comprensibile dato il fascino emanato da questi fagiani, che pur non essendo colorati come molti altri consimili, presentano tonalità cromatiche talmente particolari da renderli in alcuni casi unici. Oltre alla forma nominale le sottospecie più comunemente presenti in cattività sono P. M. XANTHOSPILA, P. M. CASTANEA ed in misura minore P. M. NIPALENSIS, è tuttavia utopico credere, o quantomeno improbabile, che per la maggior parte dei casi possa trattarsi di soggetti geneticamente puri, considerato il susseguirsi di importazioni dai luoghi d'origine di uccelli appartenenti alle diverse sottospecie, che nel corso dei decenni sono state più o meno involontariamente incrociate fra loro anche più volte, col risultato che in Europa, e forse anche negli altri Paesi, si trovano quasi esclusivamente ibridi che pur somigliando, se non essere perfettamente identici alla sottospecie che dovrebbero rappresentare, non sono altro che il risultato d'un mix di queste ultime, delle “pseudo specie” insomma. Quindi riuscire ad imbattersi in soggetti che corrispondano in pieno allo standard originale della specie è ormai estremamente difficile. 

 

CARATTERE ed ADATTAMENTO ALLA CATTIVITA': Si dice che solo dopo essere riusciti ad allevare questa specie ci si può veramente considerare allevatori di fagiani, in realtà non sono così ostici come si potrebbe credere, e la loro gestione non presenta particolari difficoltà, ciò nonostante al principiante può paradossalmente sembrare estremamente difficile e complicata. Questo tipo di “fama” è probabilmente da mettere in relazione alla sensibilità che dimostrano nei confronti di malattie fungine e batteriche, ed in particolare al verme rosso ( singamosi ), tutte problematiche che si possono risolvere, o perlomeno tenere sotto controllo, mantenendo gli animali nelle migliori condizioni igienico-sanitarie possibili, evitando l'utilizzo di materiali come paglia e fieno se prima non accuratamente trattati, suolo della voliera sempre asciutto e drenante, alimenti freschi o secchi di ottima qualità. Se dovessero essere alloggiati in piccole voliere, che presentano l'inconveniente di un fondo spesso umido e/o con ristagni d'acqua, è necessario mettere in atto una profilassi preventiva con sverminazioni ogni due o tre mesi, cambiando spesso il prodotto in modo che non si crei assuefazione. Una particolare attenzione deve essere posta all'alimentazione in gran parte composta da vegetali, con percentuali che possono tranquillamente arrivare al 70-80%, non a caso sono considerati i più vegetariani tra tutti i fagiani, tanto da poter essere definiti dei “ruminanti” con le penne. Nel corso del processo evolutivo l'apparato digerente si è adattato a questo tipo di alimentazione estremamente funzionale all'habitat in cui vivono, che per diversi mesi all'anno offre solo cibo vegetale, e quindi anche in allevamento non ci si può esimere dall'assecondare questa necessità altrimenti sarebbero condannati ad una sicura morte. Caratterialmente appaiono pigri e indolenti, tollerando solitamente bene altri animali presenti nella voliera che però non stiano al suolo, come colombi, tortore, pappagalli, turachi, sturnidi, fringillidi ecc. Ciò nonostante alcuni maschi durante il periodo riproduttivo possono manifestare un certo nervosismo e blanda aggressività nei confronti delle femmine, oppure importunarle mentre si accingono a deporre, così come inscenare falsi attacchi nei confronti dell'allevatore, problemi che solitamente si risolvono assegnando più spazio alla coppia o inserendo all'interno di voliera e rifugio, nel caso non fossero sufficientemente piantumati e/o arredati, un numero adeguato di nascondigli. Come tutti i fagiani provenienti dalle montagne neve e gelo non rappresentano un grosso problema, mentre il caldo asfissiante e l'umidità eccessiva spesso causata da ristagni d'acqua sul fondo ( piedi bagnati ) possono essere per loro mortali, quindi la voliera oltre a presentare un fondo il più drenante possibile deve essere anche ben ombreggiata, ma nel contempo permettere loro di fare bagni di sole quando ne sentono la necessità. Non sono razzolatori accaniti, ne tanto meno scavatori, per cui non dovrebbero devastare il suolo, limitandosi per così dire a “brucare” tutto quanto di vegetale si venga a trovare a portata dei loro becchi, riducendo ben presto il fondo ad una sorta di deserto. In relazione a quanto sopracitato, nel caso in cui la voliera non fosse molto ampia sarà pressoché inutile, se non in un primo momento, la presenza di vegetali che non siano piante, arbusti e cespugli,  nonostante riescano spesso ad arrivare alle radici più superficiali anche di questi.

NOTA:

Secondo Jacek Kicinski, titolare dell'allevamento TRAGOPAN.PL ( Polonia ), e allevatore di KOKLASS, questi fagiani, soprattutto i giovani e, contro ogni teoria e/o mito, ammesso che vengono rispettate le regole di base, pongono ben pochi problemi, e la loro gestione è molto simile a quella di altri fasianidi.

ETA' RIPRODUTTIVA: Entrambi i sessi raggiungono la piena maturità sessuale nel primo anno di vita. Ciò nonostante nei primi dodici mesi della loro esistenza può essere riscontrata una certa infecondità maschile che tuttavia scompare nel corso del successivo anno.

 

TIPO DI ACCOPPIAMENTO: Solitamente viene rispettata la natura monogama della specie mantenendoli in coppia, che con soggetti giovani non sono assolutamente difficili da formare. Tutt'altra cosa invece l'accoppiare o il ri-accoppiare individui adulti, con entrambi i sessi che spesso dimostrano una forte aggressività l'uno nei  confronti dell'altra, anche se il più delle volte è proprio la femmina ad esserlo. Infatti i maschi sono spesso molto tolleranti reciprocamente, mentre le femmine non si sopportano, o comunque lo fanno a fatica oppure in casi particolari. Ciò nonostante non mancano i casi di allevatori che sono riusciti ad impostare piccole famigliole composte e da 1 M.+ 2 F. e 1 M.+ 3 F. Secondo alcuni allevatori americani, i KOKLASS si riproducono meglio quando vengono alloggiati in gruppo, ma per risolvere il problema dell'intollerabilità reciproca delle femmine, è necessario che la voliera sia di grandi dimensioni e/o ricca di vegetali, oppure abbia al suo interno un adeguato numero di nascondigli artificiali, che possono essere costituiti dalle stesse cassette nido, posizionati a formare una sorta di labirinto. Comunque, volendo intraprendere l'allevamento di questi fagiani è consigliabile iniziare dalla tradizionale e più sicura coppia, del resto altre formule che forzano la loro natura appaiono più che altro occasionali o fortuite

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Progetti e attrezzature )

 

PERIODO RIPRODUTTIVO: Solitamente anche in cattività a marzo i maschi danno inizio ai rituali di corteggiamento, mentre la deposizione delle prime uova avviene tra l'inizio e la metà di aprile, potendosi protrarre sino alla fine di giugno inizio di luglio quando le uova vengono regolarmente levate. Tuttavia in condizioni climatico-ambientali particolari si potrebbe verificare un anticipo o posticipo rispetto alle date indicate.

   

TIPO DI NIDO: Le femmine sono generalmente dotate di un buon istinto materno, e pur preferendo nidificare direttamente sul terreno, si adattano ad utilizzare qualsiasi tipo di nido artificiale venga messa loro a disposizione posti sia a terra che poco sollevati dal suolo. In mancanza di questi, è molto probabile che depongano in buche poco profonde scavate in angoli riparati e tranquilli di voliera o rifugio. Può altresì succedere che alcune femmine prima di utilizzare i nidi appositamente preparati o di approntarseli, oppure perché non predisposte alla cova, depongano le uova in giro per tutta la voliera.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Tipi di nido )

 

UOVA DEPOSTE STAGIONALMENTE: Se lasciate alla cova della stessa fagiana vengono solitamente deposte a giorni alternati 6-12 uova di colore marrone-rossiccio con macchie irregolari scure, che possono aumentare sino a 20-25 ed occasionalmente 28-30, nel caso siano regolarmente levate. Le femmine giovani solitamente depongono un numero inferiore di uova, che risultano anche più piccole.

 

PERIODO DI INCUBAZIONE e SCHIUSA: Di norma l'incubazione delle uova si protrae per 26-27 giorni e solitamente le femmine si prestano di buon grado alla cova, se pur con delle eccezioni, dimostrando di essere anche buone madri accudendo amorevolmente la loro progenie. Durante cova e allevamento dei piccoli il maschio può rimanere con la compagna, e succede spesso che dopo la schiusa l'aiuti nell'allevamento dei piccoli, ma deve essere prontamente allontanato, o perlomeno isolato in un grosso gabbione o serraglio che in caso di necessità, e sempre che le misure della voliera lo consentano, può essere realizzato all'interno della stessa utilizzando dei telai in rete metallica, qualora infastidisse la partner intenta a covare o si dimostrasse aggressivo nei confronti dei nuovi nati. Tuttavia sia con all'incubazione artificiale < temperatura pari a 37, 5-37, 6, con umidità di circa il 45-46% >, che utilizzando gallinelle o fagiane di altra specie, si possono ottenere eccellenti risultati. I piccoli appena nati si dimostrano subito fiduciosi e intraprendenti, e pur essendo di taglia inferiore, assomigliano moltissimo a quelli di TRAGOPANO. In caso di necessità possono essere associati a quelli di altre specie, ma dato che possono esprimere una certa aggressività, ed allo scopo di evitare possibili becchettamenti o pericolose dominanze, è necessario che i compagni oltre ad essere forti fisicamente lo siano soprattutto caratterialmente, come CATREUS e LOFOFORI ad esempio, ciò nonostante trascorsa qualche settimana è consigliabile separarli per evitare spiacevoli conseguenze.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Incubazione e schiusa )

 

ALIMENTAZINE PER PULCINI e FAGIANOTTI: Pur necessitando di qualche attenzione in più a causa della loro insolita dieta, non presenta particolari difficoltà potendo essere attuata attraverso normali composti commerciali ( mangimi bilanciati ) con aggiunta di proteine, integratori alimentari e vitamine quando e se ritenuti necessari, oltre ad erbe, verdura e frutta secondo stagione e disponibilità. Si inizia sin dal primo giorno di vita somministrando un buon mangime sfarinato primo periodo o starter per fagiani integrato, se fosse necessario, con pezzetti di tarme della farina, paté per insettivori, uova sode sminuzzate ecc. Trascorsi 10-15 giorni dalla schiusa, alla normale razione, oltre che ad un mix composto da semi di miglio, scagliola, canapa, e panico, si inizia ad aggiungere piccole quantità d'insalata finemente tritata e frutta a pezzettini o grattugiata aumentandone gradualmente le dosi con l'avanzare dell'età, ed in base anche a quanto possono consumarne. Giunti a 3-4 settimane di vita, e secondo lo sviluppo dei fagianotti che se dovessero risultare un pochino in ritardo rispetto alla normale crescita, dovremo attendere ancora qualche giorno, si passa ad mangime sbriciolato secondo periodo per fagiani che di norma ha un contenuto proteico leggermente inferiore al primo, aggiungendovi una manciata di granaglie ben spezzettate o il mix precedentemente descritto, oltre ad erbe e verdure tritate e frutta a pezzetti. A circa 6-7 settimane dalla schiusa, si inizia a modificare gradualmente la dieta in uso basata sul mangime passando ad un tipo di alimentazione che preveda circa il 50% di vegetali, ed in particolare con insalata di tutti i tipi, fiori e foglie di tarassaco, pomodori, erba medica, cipollina, trifoglio, ortica, piantaggine, verdura e frutta in genere tanto per fare alcuni esempi, con il rimanente 50% suddiviso in parti uguali fra mangime e granaglie, oppure al posto di queste ultime utilizzare una buona miscela per piccioni, che risulta anche più indicata. Arrivati a circa 3-4 mesi dalla nascita si dovrebbe cambiare nuovamente il mangime passando ad un tipo granulare terzo periodo per fagiani, portando nel contempo la percentuale di vegetali e frutta forniti a circa il 70-80% rispetto alla normale razione, con il rimanente 30-20% composto da granaglie o mix per piccioni in parti uguali al mangime. E' tuttavia possibile utilizzare anche solo quest'ultimo, o gran parte di esso integrato da una manciata di solo grano.    ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Alimenti e alimentazione )

 

ALIMENTAZIONE PER ADULTI e RIPRODUTTORI: Come già precedentemente citato i KOKLASS hanno un alimentazione molto particolare comprendente una vasta gamma di vegetali che oltre a quelli già citati si possono riassumere a seconda della stagione o disponibilità in: cipolle e porri tritati finemente, piselli, fagioli e fave con i loro baccelli se teneri, carote a pezzetti o grattugiate in modo grossolano, patate dolci a pezzettini, verza, cavolo, broccoli, zucca, zucchine, cetrioli, barbabietola a pezzettini, aghi di pino e abete se teneri, germogli, gemme, funghi, noci, arachidi crude, ghiande, semi di girasole, uvetta, frutti di bosco, bacche, frutta e verdura in genere, oltre ad una piccola quantità di mangime, mix per piccioni o granaglie che tuttavia vengono maggiormente gradite nonché consumate durante i mesi invernali. A circa 4-5 mesi di vita i vegetali devono costituire circa il 70-80% della loro dieta abituale ai quali per gran parte dell'anno deve essere aggiunto il mangime da mantenimento o riposo per fagiani, integrato in parti uguali da granaglie o mix per piccioni, oppure è possibile utilizzare sia il solo mangime, che gran parte di esso, aggiungendovi una manciata di grano. Con l'approssimarsi della stagione riproduttiva è preferibile sostituire il mangime in uso, con un tipo specifico per ovaiole di fagiano, la cui somministrazione deve cominciare almeno 10-15 giorni prima del presunto inizio della deposizione delle uova, e protrarsi sino al termine del periodo riproduttivo, o comunque finché ritenuto utile, integrando sempre con le quantità di vegetali e frutta già indicate. Se durante i mesi invernali, o per qualche altro motivo, si facesse fatica a reperire vegetali freschi, cosa comunque molto improbabile ai giorni nostri, è possibile ovviare a tale mancanza con del pellet di erba medica ( mangime per lepri ), che fornirà il giusto apporto di fibra grezza di cui necessita il loro apparato digerente. Solitamente viene proposto sotto forma di cilindretti o palline e somministrato in ragione di due parti di pellet di erba medica, che in linea di massima corrispondono a 2 cilindretti o palline, per una parte di mangime da mantenimento o riposo miscelato in parti uguali a granaglie o mix per piccioni, oppure aggiungendovi una manciata di solo grano. Sempre in relazione alla facilità con la quale vengono infettati da vermi di vario genere ( soprattutto verme rosso ), potrebbe tornare utile la somministrazione di aglio intero o a pezzetti, che oltre ad essere un ottimo vermifugo naturale, non ha controindicazioni, costa pochissimo ed è solitamente ben appetito dai fagiani. Inoltre può essere somministrato a tutte le età, compreso i pulcini di pochi giorni di vita, per i quali deve essere tritato finemente in modo che possano ingerirlo facilmente, o sottoforma di infuso ed aggiunto all'acqua da bere, oppure in polvere e miscelato al mangime in uso. Sia le granaglie, quanto il mix per piccioni, è preferibile che non contengano mais dal potere troppo impinguante, tutt'al più può essere somministrato in dosi comunque limitate, durante i mesi invernali.    ( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Alimenti e alimentazione - Voliere e attrezzature )

COMMENTO: Alcuni malintesi riguardo alla biologia e storia naturale dei KOKLASS sono divenuti talmente radicati tra gli avicoltori, che i recenti fallimenti possono divenire una grave minaccia per il futuro di questa specie in cattività. Un esempio rigurda il fatto che i KOKLASS siano pressoché solo vegetariani attingendo come sempre le informazioni, per quanto indubbiamente utili, dal testo di Howman ( 1970 - ristampato in USA nel 1990 ), che non tiene conto ad esempio dei prodotti chimici utilizzati per le coltivazioni di erba medica come trattamento contro infestanti ed insetti, essendo relativamente recenti.

Nel caso si stesse utilizzando una dieta a base di pellet di medica ( Tipo pellet per lepri ) sarà sicuramente utile un aggiunta di pellet ( Possibilmente biologico ) per cavie ( I classici porcellini d'India ), oltre a carote e barbabietole rosse sottoforma di pellet arricchiti con vitamine. dato che questo tipo di dieta è altamente fibrosa non è necessario abbondare con le dosi, quindi ogni KOKLASS ( Cosi come TRAGOPANI - TETRAONI e CRACIDI ) ne abbisogna da 1 a 4 cucchiai al giorno. Questo può anche essere miscelato ad una piccola quantità di mangime da mantenimento per fagiani. Tuttavia per i KOKLASS la scelta migliore ( Cosi come per TRAGOPANI - TETRAONI e CRACIDI ) ricade sul pellet da mantenimento per anatre.

Osservazioni allo stato selvatico hanno messo in evidenza che i KOKLASS, contrariamente a quanto si crede, non disdegnano, per quanto consumati in minima quantità, gli insetti ( Formiche, termiti, cavallette ecc ), cosi come, nonostante possa sembrare strano, gemme di conifere e frutta ricca di grassi e antiossidanti. Al pari di CATREUS e CROSSOPTILON, non è necessario somministrare le gemme di conifere, nonostante si possano vedere mentre si cibano di queste nel caso venga messo in voliera qualche alberello o ramo di conifera.

Per quel che riguarda la preparazione per i mesi freddi, è necessario fare prima qualche riflessione, In natura col sopraggiungere dell'inverno si trasferiscono all'interno di dense foreste di conifere dominanti ripidi pendii il cui suolo appare particolarmente tormentato, con affioramenti rocciosi e alberi caduti a causa del tempo o per le intemperie, e qui, dove in questo periodo non possono trovare formiche o altri insetti, divengono fondamentalmente arborei. E' altresì possibile che non scendano mai quando la neve è alta e fresca, tuttalpiù  lo possono fare quando diviene praticabile a causa del gelo, o per cercare cibo o riparo sotto alle rigogliose fronde di qualche grossa conifera.                               Inoltre nella loro dieta non dovrebbero mancare le bacche rosse, fresche o congelate, comunque sono ottimi anche i vari surrogati delle stesse.                     

                                                                                                                                

PULCINAIA e GABBIONI PER SVEZZAMENTO: Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Pulcinaia e parchetti per svezzamento.

 

VOLIERA PER ADULTI: Innanzitutto bisogna sempre tenere presente che più spazio assegneremo ai nostri animali, migliore sarà la loro esistenza, ed il comportamento molto più naturale ed equilibrato, favorendo anche la nidificazione. Grazie al loro carattere tranquillo e indolente non necessitano di grandi spazi, è tuttavia preferibile che la voliera in cui viene alloggiata la coppia sia almeno di 15-16 mq, con un altezza non inferiore a 2, 50-3, 00 metri. Come tutti i fagiani provenienti dalle montagne freddo e neve non rappresentano un grosso problema, ciò nonostante è preferibile che alla voliera venga annesso un rifugio quand'anche di grossolana fattura, oppure costituito da una semplice tettoia però chiusa almeno su tre lati, in grado di proteggerli dalla luce troppo intensa, e che li possa comodamente ospitare e nel contempo difendere da pioggia e vento, così come durante i lunghi periodi di maltempo particolarmente umidi e uggiosi, o più semplicemente quando sentono la necessità di isolarsi alla ricerca di tranquillità, con al suo interno almeno un posatoio sopra il quale indugeranno a lungo durante le afose  giornate estive. Se necessario, pur non essendo consigliabile, si possono adattare apparentemente bene anche a locali o gabbioni di circa 2 m di larghezza x 4 m di profondità x 2 m di altezza nel punto più basso, completamente coperti e chiusi su tre lati, posizionando negli angoli delle fascine di legna preventivamente disinfettate, fronde di conifere, pannelli di  varia forma e materiale, o cassette chiuse allo scopo di creare ripari/ e/o nascondigli, oltre ad un adeguato numero di posatoi. Considerata la ricettività a varie patologie, in gran parte dovute alla naturale attitudine allo scavo, nonché alla loro origine montana che li porta a vedere il mondo in verticale, potrebbero risultare utili delle strutture non convenzionali, o perlomeno tali per questa specie, tipo porticati e/o fienili collegati a stalle dismesse, capannoni, magazzini, granai ecc, che hanno come denominatore comune l'altezza e la copertura totale, quindi la possibilità di sfruttare al massimo sia lo spazio/suolo quanto la verticalità spesso notevole offerta di questi ambienti, oltre a mantenere gli animali costantemente all'asciutto. Non è neppure da scartare l'ipotesi di gabbioni o parchetti con il fondo in rete metallica, perlomeno finché non raggiungono l'età adulta, allo stesso modo in cui spesso vengono allevati i tetraonidi, con tutti i vantaggi derivanti dal fatto che non toccando il terreno, molte delle patologie alle quali sono soggetti vengono eliminate.

( Approfondimenti in: PARTE GENERALE - Voliere  per adulti e attrezzature  - Gestione della voliera - Tipi di rifugio  )

Pucrsia m. macrolopha femmina....da - Autore:

Macrolopha nominale -  Chopta, Rudraprayag, Uttarakhand, India - Nikhil Varma ebird org 2
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